Banca Popolare di Cortona, fondata nel 1881
 
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IL DIFFICILE CAMMINO NEI PRIMI ANNI DI VITA

Dopo aver accennato alla situazione italiana e a quella locale all'epoca della fondazione della Banca Popolare di Cortona e nei primi trepidanti anni di vita della medesima, scorriamo adesso, rapidamente, gli eventi che seguirono.
L'anno 1885 (quarto dalla fondazione) fu uno dei più sofferti dalla Popolare cortonese.
Nella relazione ai soci azionisti sul bilancio 1886 si legge: "L'eredità che la gestione 1886 si ebbe da quella del 1885 fu, purtroppo, come sa ognuno di voi, tale da esercitare fino al presente ed ancora per qualche periodo dell'avvenire le sue conseguenze di depressione". Il dividendo che prima era del 6 % scese infatti al 4% . La relazione al bilancio del 1887 parlava ancora di crisi: "II periodo che attraversiamo non è il più lusinghiero dell'età nostra per il credito e per il commercio, e l'Italia va superando le dure prove della rivalità dei vicini". Il dividendo restò al 4% "Per compiere opera riparatrice delle sofferenze". "Del resto perché aumentino gli utili, occorre aumenti ancora il lavoro della Banca, e con questo la sicurezza delle operazioni; bisogna cioè trovare altri cespiti di entrata ed uno ci si offre nel ramo delle operazioni del credito agrario autorizzato e regolato colle leggi 23 gennaio 1887 e Regolamento dell'8 gennaio 1888.
Esso consiste nell'assicurare, con la garanzia reale del privilegio sui prodotti agricoli e dell'ipoteca, i prestiti fatti agli agricoltori per scopi di agricoltura e ad esso la direzione studierà di dedicarsi".


Nella relazione dei sindaci sul bilancio del 1888 si precisava: "Ci è grato notare che nemmeno in quest'anno si verificò perdita alcuna nonostante si sia aumentato il lavoro e le operazioni di prestito. Ciò non pertanto sempre in vista di riparare alla sofferenza della crisi del 1885 non ancora esaurita, proponiamo di mantenere il dividendo delle azioni al 4 per cento, sebbene la gestione in sé potrebbe consentire un piccolo aumento".
Ciò si verificava nonostante che l'invasione dei cereali americani a basso prezzo sui mercati europei determinasse una grave crisi dei prodotti agricoli, compresi quelli italiani. E si tenga conto che il nostro Paese era ancora eminentemente agricolo.
Nell'esercizio 1889 il dividendo restò al 4% per favorire l'ammortamento delle sofferenze per perdite di portafoglio. E i Sindaci espressero la loro apprensione facendo voti "acciò il Consiglio di Direzione cerchi ogni mezzo e via possibile per dare maggiore sviluppo ed incremento agli affari tutti della Banca".


Se nel 1890 la situazione restò difficile, (e il dividendo ancora al saggio del 4% ne fu la sintesi), nel 1891 si manifestò una certa ripresa che consentì di portare il dividendo al saggio del 4,50%.
Negli anni successivi, fino al 1902, la situazione si evolse e tra il 1903 e il 1907 si verificò una ripresa lenta dell'economia del Paese, ripresa che nel 1908-'10 si fece più evidente con il risanamento della circolazione monetaria e lo sviluppo generale della produzione.
Si ebbe un periodo di stabilità e di incremento degli utili che giunse, salvo le ripercussioni della guerra libica (1911-1912) e di quella balcanica (1912-1913), fino alla Prima Guerra Mondiale (1915).
Con la guerra il potere della lira discese, il portafoglio subì diminuzione, si ebbe stasi nel commercio, aumento dei prezzi dei prodotti, requisizioni di generi e di animali.
Con la rotta di Caporetto il panico si diffuse in un baleno e pertanto si verificò un affrettato ritiro dei depositi.
Ma con la resistenza sul Piave (1917) tornò la fiducia.

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