Banca Popolare di Cortona, fondata nel 1881
 
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LUZZATTI E MANCINI

La necessità di divulgare l'idea del credito popolare e, conseguentemente, la possibilità di avviare lo sviluppo delle banche popolari nel nostro Paese, furono attentamente valutate e propugnate da Luigi Luzzatti, insigne statista, cuore e mente aperti alla soluzione dei mortificanti problemi economici e sociali dei meno abbienti, meritevoli di sostegno.

Nel 1846, in Lodi, fu costituita la prima banca popolare e nel giro di un solo anno si ebbero in Italia ben otto banche popolari!

Nel 1880 esse erano già 141 con un capitale sottoscritto di 50 milioni dell'epoca. Nel 1881, quando fu fondata quella di Cortona, le banche popolari erano salite a 165 e, con questo ritmo, si giunse nel 1893 a 740 "popolari".

Con il governo Crispi, le difficoltà economiche e l'austerità, fecero sì che la spinta si frenasse, ma con Giolitti e la sua politica di liberalizzazione lo sviluppo delle banche popolari riprese.

L'ambiente generale era favorevole alle iniziative individuali e collettive sulla mutualità e il credito popolare. Restavano, ovviamente, atteggiamenti negativi locali poiché, spesso, è più facile la via dell'apostolato che quella del proselitismo, specialmente quando esistono interessi precostituiti.

Girolamo Mancini (1832-1924) fu cortonese, uomo di notevole cultura e patriota ufficiale garibaldino, Lucumone dell'Accademia Etrusca, agricoltore, amico di Luigi Luzzatti e deputato al Parlamento.
Per iniziativa individuale di Girolamo Mancini, manifestata in seno alla Società Operaia Cortonese della quale il Mancini stesso faceva parte, si giunse alla fondazione della Banca Mutua Popolare di Cortona(9-4-1881), come è stato ricordato in alcuni interventi svolti nel corso della cerimonia celebrativa del Centenario (12-4-1981) e riportati nel presente volume. Fu un passo che a molti sembrò temerario; eppure aveva in se la potenzialità di un fatto storico destinato ad incidere nella vita attiva della comunità locale.

L'ECONOMIA CORTONESE SUL FINIRE DEL SECOLO XIX E NEI PRIMI LUSTRI DEL SECOLO XX

Sul finire del 1800, nel territorio cortonese, caratterizzato da alta percentuale di zone montane e collinari di scarso reddito, si attuavano fondamentalmente l'attività primaria agricola e quelle derivate di ordine industriale e commerciale. L'opera di sistemazione della rete idraulica della Valdichiana tardava a riprendere. Un lungo periodo di inazione stagnava nel settore per i dissidi tra Stato e Delegazioni provinciali di Arezzo e di Siena, assecondate dai Consorzi di 2a e 3a categoria, gravati dell'onere di esagerati "riparti" per le sistemazioni idrauliche. (R.D. 29-3-1868 e poi legge 3 luglio 1875 e legge 3 luglio 1881). Ciò rendeva precarie le condizioni colturali in molte zone limitrofe ai torrenti Esse, Mucchia, Loreto, Cegliolo e alle quattro reglie che oggi si scaricano nel canale di Montecchio. Successivamente lo Stato, accollandosi l'onere di importanti lavori nel predetto settore, contribuì a sanare il dissidio che ledeva gli interessi del nostro comune e degli imprenditori agricoli, proprio nelle zone di emergente fertilità.

La viabilità, importante elemento di progresso e di stimolo alle imprese, era decisamente scarsa e, fatta eccezione per le strade provinciali (Strada Romana, Strada Umbro-Cortonese), Strada Siena-Cortona, e Strada Lauretana), che erano in buono stato, le strade comunali principali ("obbligatorie"), quelle di 2a e 3a categoria, le strade "a bastina" o mulattiere (4a categoria), che sommavano complessivamente oltre 126 Km. erano malandate. La loro manutenzione era affidata a cinque cantonieri soltanto. Quando la viabilità degradava gravemente le popolazioni interessate si rivolgevano al Comune perché provvedesse con sussidi speciali. Gli scali ferroviari Camucia e Terontola, sulla linea Firenze-Roma, rivestivano non trascurabile importanza per i trasporti a distanza media e lunga, quando i trasporti autostradali non esistevano ancora.

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