Banca Popolare di Cortona, fondata nel 1881
 
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LA POPOLAZIONE CORTONESE; IL SUO LIVELLO CULTURALE E SOCIO-ECONOMICO NEL 1881

Non potremmo completare il quadro economico, sociale, culturale e politico nel quale maturò l'istanza della costituzione della Banca Mutua Popolare di Cortona se non dessimo qualche cenno, sia pur breve, sulla situazione delle popolazioni locali e sulle loro vocazioni imprenditoriali assai modeste, non certo tranquillizzanti per i promotori della istituzione di credito cortonese i quali ebbero (e ciò torna a loro grande merito) il coraggio della fede in una impresa, ispirata anzitutto a principi ideali, che ai più sembrava impossibile sostenere.
Anche in questo caso ci affidiamo molto ai dati statistici del 1881 per trarne elementi di valutazione sulle difficoltà e le insidie dell'ambiente che, a prescindere dalle vicende politiche dell'ultimo scorcio del secolo XIX e degli albori del secolo XX, certamente tennero in ansia i probi amministratori della Banca Popolare di Cortona all'inizio del suo cammino.
Nel 1881, la popolazione del Comune di Cortona era di 26.353 abitanti, dei quali 3.605 appartenenti alla città. Camucia, la cui popolazione oggidì ha superato quella del capoluogo, contava allora 144 abitanti. Le località di montagna, ora in gran parte spopolate, cento anni or sono facevano registrare poco meno di 1/4 dell'intera popolazione della campagna cortonese.
Dal censimento 1881:

 

Scarso era il reddito di lavoro bracciantile. Chi coltivava buone unità poderali di pianura e anche poderi di mezza costa, con viti e olivi in collina (per assicurarsi vino e olio) e campi al piano per coltivare grano, rinnovi e foraggi per il bestiame, realizzava invece un discreto bilancio familiare.
Alla base dei risparmi stava una indiscutibile disciplina che il "capoccia" e la "massaia" governavano con tanto più rigore quanto più numerosa era la famiglia.
In campagna camminare scalzi per risparmiare le scarpe era abbastanza comune e il vestito buono era di "rigatino", una stoffa di canapa e cotone (o anche lino e cotone) tessuta al telaio dalle donne di casa per lo più nelle giornate d'inverno quando le intemperie non consentivano il lavoro sui campi.
Della gente di città che aveva difficoltà a trovare lavoro e a legare il pranzo con la cena si diceva, a quei tempi, che andava in Carbonaia a vedere se balenava al Borghetto.


La popolazione inserita direttamente o indirettamente nel mondo dell'agricoltura, che rappresentava la principale attività, contava circa 18.112 individui, di cui 11.642 attivi, dagli anni 15 ai 70 di età.
La drammatica crisi che angustiò l'Italia alla fine del XlX secolo in diversi campi della vita economica, sociale, politica e culturale si fece sentire pesantemente anche nella nostra zona. L'economia familiare era ridotta all'osso. Anche nelle buone famiglie l'alimentazione era peggiorata rispetto agli anni precedenti: scarseggiava il pane bianco di farina di frumento, la carne era riservata ai giorni di festa e, raramente, a qualche giorno infrasettimanale; anche del vino si faceva economia o addirittura era riservato alle ricorrenze. Granturco ed altri cereali minori entravano a far parte dell'alimentazione di tutti i giorni.
In montagna, in modo particolare, il cibo, povero e scarso, era costituito prevalentemente da granturco, segale e castagne. Molti operai e contadini all'epoca della mietitura si recavano a piedi in Maremma per raggranellare qualche lira e un po' di grano. Poi tornavano a mietere in Valdichiana dove il frumento maturava qualche settimana più tardi.
Anche i commerci, le attività industriali e artigianali erano in crisi, non meno dell'agricoltura. L'occupazione era una chimera e l'emigrazione il male minore per tante braccia.
Le imposte erano giunte a livelli insopportabili, in particolare quelle sui terreni e quelle sui fabbricati, che erano rispettivamente del 40,14% e del 31,90%.
Pietro Cappannelli scriveva nella sua monografia su Cortona: "Il piccolo proprietario, che risente per primo di questo grande sbilancio che ha colpito la proprietà, lo vediamo combattere per qualche anno con le strettezze economiche, impegnato a ipotecare i suoi beni, trovar denari sul credito, cadere sopraffatto sotto le unghie dell'esattore, che si trova obbligato a sequestrare i beni per porli in vendita".


Pertanto gli investimenti erano ridottissimi e l'erogazione del credito destava preoccupazioni.
Il problema sanitario lasciava abbastanza tranquilli. I casi di malaria e quelli di pellegra andavano riducendosi man mano che si attuava il risanamento della Valle.
L'ospedale di Cortona disponeva di circa 100 letti. Il servizio medico nel comune era suddiviso in otto circondari. Cinque medici risiedevano in città, uno (per la parte bassa della Chiana) risiedeva a Foiano e due nella montagna (Teverina e Mercatale).
L'Amministrazione comunale esercitava alcune forme di beneficienza alle famiglie bisognose, cioè a quelle con tassa di famiglia inferiore a dieci lire.
La popolazione cortonese, di buon livello intellettivo, aveva purtroppo una carente istruzione, specialmente quella delle località distanti dal centro cittadino.
L'analfabetismo era a livelli altissimi, intorno all'86%.


Dal censimento del 1881 ricaviamo i dati seguenti:

Il basso livello di istruzione media e l'analfabetismo delle masse costituivano un freno allo sviluppo culturale e socio-economico.


Arturo Graf scriveva in quei tempi: "La cultura decade. L'aristocrazia che seppe avere la sua è finita. La borghesia che dovrebbe venir formando la propria ha troppe faccende e troppi guai. Il popolo ha da combattere per il pane quotidiano e per altro".
Trattavasi veramente di grossi guai della borghesia: la corruzione dei ceti affaristici italiani e gli scandali bancari coinvolsero anche personalità della vita politica come il Crispi e il Giolitti, sulle cui figure si addensarono ombre.
Le speculazioni affaristiche sulle società di costruzioni delle ferrovie, sulle costruzioni navali, sulle opere idrauliche edilizie nelle grandi città e un po' dovunque, l'usura imperante, l'esosità delle imposte, la contrazione dei consumi nonché l'incapacità dei gruppi politici a dominare la situazione, tutto concorreva a determinare nell'uomo della strada il più profondo turbamento, per cui i movimenti popolari e le agitazioni operaie e contadine andavano alimentando la speranza nel socialismo.
In una situazione del genere una piccola banca popolare come quella di Cortona era un guscio in un mare in tempesta. Eppure quel guscio di noce, fatte le dovute proporzioni, reggeva la rotta meglio delle grandi banche, certamente perché aveva, come ha sempre avuto nel tempo, il carisma della banca locale, sorretta con amore dai soci, difesa dai cortonesi, piccoli risparmiatori, come una loro bandiera.

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