Banca Popolare di Cortona, fondata nel 1881
 
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LA COMUNITA CORTONESE NEL 1881

Nel 1881, quando fu fondata la Banca Popolare di Cortona, i dati del censimento di quell'anno evidenziarono come l'economia del nostro comune fosse fondamentalmente agricola, con oltre il 52 % della popolazione addetta a tale settore. Le coltivazioni tipiche dell'Italia centrale, data l'orografia del territorio, avevano caratteri precipui: quelle del piano erano prevalentemente erbacee; quelle della collina e della montagna presentavano prevalenza delle piante legnose da frutto e da bosco e quelle delle colline del cosidetto "chiuso" (o "chiucio") erano di tipo promiscuo con dati statistici sulle produzioni, sulle popolazioni delle varie zone e sulla configurazione delle varie aziende, offrono la possibilità di un raffronto dal quale emerge il disagio verso il quale andava fino da allora l'agricoltura delle zone di montagna rispetto a quelle di pianura, più ricche, dove, tra l'altro, gli allevamenti bovini stavano acquistando rilevanza qualitativa per il miglioramento fenotipico della razza Chianina che la bonifica del piano aveva reso possibile.

Dal predetto censimento si ricava che il bestiame vaccino nel Comune di Cortona era di 5438 capi con netta prevalenza di buoi da lavoro pesante (1197) e vacche (n. 2477) usate per la riproduzione e per forza motrice nelle arature leggere e nei trasporti lenti. Buoi e vacche venivano ingrassati, a fine carriera, per carne. Cavalli, asini e muli sommavano a 1316 capi; i suini erano 10.000 circa; quasi 18.000 gli ovini e 1.700 i caprini. I cavalli venivano impiegati per i trasporti rapidi di persone e cose; muli ed asini trovavano impiego nei trasporti lenti, prevalentemente in montagna e in alta collina dove esistevano pochissime strade rotabili, molte mulattiere e sentieri. L'allevamento ovino si attuava nelle zone meno vocate all'agricoltura con risultati positivi. L'economia chiusa, di ordine familiare, e il collocamento dei prodotti effettuato prevalentemente sui mercati locali, condizionavano i tentativi di sviluppo agricolo-industriale, che già si manifestavano in altre zone d'Italia e all'estero. La mezzadria classica, che aveva avuto il grande merito di trasformare i braccianti in compartecipanti all'impresa, era la principale forma di conduzione delle aziende agricole, sia in caso di piccola e media proprietà, sia nel caso di grandi fattorie, tra le quali, le più significative, incomparabili esempi di organizzazione aziendale e di funzionalità, derivavano dalle "Regie fattorie" del Granducato di Toscana, costituite a seguito della bonifica della Valdichiana. I poderi erano 1678, con una superficie media di 18 Ha. Le industrie agrarie risentivano del processo viscoso dell'economia locale.

Le produzioni di vino e di olio d'oliva davano vita alle principali attività di trasformazione dei prodotti agricoli. Mentre il vino veniva prodotto nelle cantine aziendali, le olive venivano lavorate in 26 frantoi quasi tutti collocati sulle colline cortonesi più quattro ubicati entro le mura di Cortona. Tutti usufruivano della forza motrice equina, ad eccezione di due (molino Farina-Giornelli, in città e Tommasi in località Sodo), che erano a vapore. Il frumento e gli altri cereali ("biade") eccedenti il consumo familiare e quello zootecnico erano oggetto di mercature locali con sede - per così dire - ufficiale sotto le logge di piazza Signorelli, nota come piazza S. Andrea. Si contavano nel Comune circa 90 molini da grano e biade, quasi tutti posti lungo il corso dei torrenti che da monte scendono a valle. Veniva utilizzata l'acqua come forza motrice, dopo averla immagazzinata nelle apposite "gore", non diversamente da come avveniva nel Medio Evo allorché la medesima andò sostituendo la forza motrice dell'uomo e degli animali per far ruotare le mole. Quella dell'acqua era una forza motrice di basso costo, "pulita", riciclabile di mulino in mulino e pertanto a fecondità ripetuta. Due soli molini erano a vapore, uno in Camucia (o Camuccia, come si diceva allora), del perugino Luigi Bianchi che produceva farine burattate per le industrie e il commercio ed un altro del già nominato Cav. Girolamo Tommasi, al Sodo (in località ancora detta "Vapore"), che serviva le zone circostanti.

L'EDILIZIA

Le abitazioni della campagna comprendevano le case coloniche e quelle pigionali tenute, generalmente, in cattive condizioni, sia sotto l'aspetto igienico sanitario, sia per la funzionalità e razionalità dei servizi. Nel contado esistevano anche le residenze "padronali", che talvolta costituivano la "villa di campagna" abitando i proprietari in città per molta parte dell'anno. Dette abitazioni di campagna erano quasi sempre corredate di magazzini, cantine, ziraie, ed altri resedi necessari alla conduzione delle aziende. Scarsa era l'attenzione al patrimonio edilizio anche in città e pertanto tale settore, che ha tanta importanza ai fini dell'investimento del risparmio e dell'esercizio del credito, languiva in modo controproducente sia ai fini della conservazione degli immobili, sia per il buon livello dei rapporti umani e sociali tra proprietari, affittuari, mezzadri e pigionanti. Nel centro storico di Cortona e nei borghi la situazione non era molto diversa e se qualcosa si faceva, spesso le ristrutturazioni non rispettavano sufficientemente le caratteristiche architettoniche e storiche dell'ambiente, ripiegando preferibilmente su soluzioni di convenienza.

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